WONDERFULL AFRICA
Recensione dalla rivista " EVENTI JAZZ "
Senza dubbio è un’Africa elettronica quella di Franco Galateo che in modo etereo ed incontaminato sovrasta terre fertili, aride o anche infette. Una esplorazione africana oltre le nubi, riprese dall’alto anche se con il secondo track si scende per un momento lungo le rive del Nilo alla ricerca dei Faraoni, le cui mummie rianimate dal struggente groove elettronico invitano l’ascoltatore a percepire e vivere oltre i confini del tempo. Il vento della Namibia s’intrufola nel clima semi desertico, a cavallo tra le stagioni delle piogge che la struggente melodia di piano sottolinea intersecandosi nelle atmosfere create dai sintetizzatori. Franco percorre la Savana illuminandola di luci cosmiche, nenie astrali ed ancestrali generate dai flauti sintetici ma quanto mai reali nella melodica proposizione che risveglia il tempo oltre il tempo. Con il quinto brano è la volta degli allevatori transumanti che vive sugli altopiani tra Kenya e Tanzania. Sì… proprio loro, i Masai. E sembra che la musica scelga e descriva, tra i Masai, l’Oloibon, cioè la persona incaricata dal sacro che conosce i rituali ed è in grado di funzionare da medium verso Dio, ma anche di portare il messaggio di Dio alla gente. I sintetizzatori azionati da Franco assolvono il difficile ruolo rappresentativo nel descrivere la funzione sacrale dell’Oloibon ed il suo ruolo sociale. Con il settimo brano si “scende” a Città del Capo dove il chirurgo Barnard sperimentò i suoi primi trapianti di cuore. Eteree dissolvenze, aviari pigolii vengono disegnati in un contesto ambient che appare il più fluente nel percorso dell’album. Ma l’atmosfera “ambient” continua nella jungla tropicale, assolutamente onirica, descrivendo vegetazioni lussureggianti e grida e sibili di animali. Il momento “dark” non manca in questo album ed emerge con le sue profondità nel nono brano. E’ una specie di preludio alle contemporanee sonorità di “Suffer Hunger” che infondono ammaliante e quanto mai profonda tristezza. Ma l’album va nella direzione del “pensiero positivo” (positive thinking) concludendosi con un inno per un futuro migliore in cui le saggezze elettroniche-trance ben si mischiano ad un riff dai sapori rock progressivi che sembrano quasi abbandonare l’Africa per volteggiare verso fiordi nordici astutamente seduttori, di rara bellezza. “Ecce cor meum” – ecco il cuore mio –pare affermare Franco Galateo che di synth si veste ed investe ogni nostra profonda emozione con la sua musica. (S. Glavina- Redattore Eventi Jazz)